25 novembre SALA AGAVE Ex Convento dell’Annunziata Sestri Levante – ore 18:30
LUISA
di e con Bruna Braidotti
produzione La Scena delle Donne
Luisa è una donna sola, in un bagno davanti ad uno specchio. Ripercorre la sua vita e nei flash della memoria compare la sua infanzia, la scena si popola dei personaggi familiari, nei pensieri di una notte qualcosa si dipana, l’alba se non ripara chiarifica e questo per Luisa è già molto. Il tema è la violenza sessuale subita nell’infanzia. Fatto purtroppo non infrequente che segna la vita di molte donne, molte delle quali non riescono a superare la lacerazione che si è prodotta quando erano bambine. Altre svolgono una vita apparentemente normale, come se nulla fosse successo, come Luisa, il vuoto dell’infanzia si è mascherato in un atteggiamento falsamente sicuro di sé, in un rapporto strano e sempre perdente con gli uomini, nell’essersi fatta maschera del desiderio maschile, così come aveva appreso nell’infanzia, e nell’iterare all’infinito quel rapporto in cui lei chiede affetto ad un lui per il quale lei non c’è, in nessun caso, né come bimba, né come donna. Solo il ricordo della madre, l’unica altra donna che poteva darle identità la aiuterà nella risalita verso se stessa.
Il testo Luisa nasce dalla collaborazione di molte donne con cui l’autrice si è confrontata dal 1995 ad oggi. Ha assunto nel corso degli anni diverse forme di cui questa è l’ultima sintesi frutto anche della riflessione e dell’elaborazione dei temi che la rappresentazione dello spettacolo ha permesso.
Recensioni
Rocca – Milano 1 luglio 2009
“LUISA E IL MALE OSCURO”
Bruna Braidotti è attrice, autrice, regista di complessa e ricca formazione: dalla Commedia dell’Arte alla psicomotricità fino al teatro documento d’impegno civile. In questa linea s’inserisce un monologo di forte impatto (messo in scena dalla Compagnia di Arti & Mestieri, da lei fondata) che affronta un tema di tragica attualità. Luisa (questo è il titolo del monologo scritto, diretto ed interpretato dalla Braidotti) è una bambina che vede non solo la propria infanzia e adolescenza, ma l’intera sua vita oscurata dall’ombra di un padre che turba- ricattandola con subdolo affetto- la sua innocenza fino a condizionarne, via via che cresce, ogni scelta esistenziale. L’originalità della regia di Bruna Braidotti (che s’impone una rigorosa prova d’attrice) consiste nelle decisioni di affrontare – lei sola in scena, con significativi effetti di luce e impegnative variazioni tonali della voce nella recitazione – tre personaggi: Luisa, l’ignobile genitore e la madre. Sarà il ricordo di quest’ultima e della tenerezza di lei e per lei a far ritrovare a Luisa ormai donna il senso di una vita che pareva negata per sempre. Frutto di un’attenta ricerca, questo delicato pamphlet teatrale contro la violenza sessuale in famiglia ha visto la Braidotti (da sempre sensibile a storie e problematiche di donne) confrontarsi con psicologi, giuristi ma soprattutto con un pubblico femminile che avesse o no subìto vicende del tipo di quella vissuta dalla sua protagonista. In tale ottica il suo monologo – al termine del quale la platea sente l’esigenza di un confronto con l’autrice – si presta anche ad una sensibilizzazione di spettatori giovani (studenti e studentesse di scuole superiori), com’è accaduto dopo molte repliche. Il testo di Bruna Braidotti, da lei stessa ritoccato e integrato in nuove versioni, ne prosciuga i dialoghi che consentono così un incalzante sviluppo drammaturgico, senza che esso richieda voci narranti o altri artefici che ne comprometterebbero la compatta unità. Il che ha il gran pregio di affrontare un percorso scabroso nell’ottica della ripercussione interiore più che degli avvenimenti nudi e crudi. Quanto all’attrice che incarna vocalmente tre personaggi, la sua misurata ma intensa caratterizzazione coinvolge chi vi assiste, senza cedere mai a facili effetti, ma ricostruendo – di battuta in battuta- il tragico percorso di Luisa. Infatti il dar voce – a rotazione- ai tre personaggi antagonisti consente di trasformare il monologo in dialogo e di dare così alla narrazione quel gioco di contrasti che è tipico del linguaggio teatrale. E la novità quella di affrontare “tabù” che la tragedia classica attribuiva al Fato, la drammaturgia degli ultimi due secoli. Uno spettacolo come Luisa riesce a coglierne la dimensione psicologica e sociale. Di Roberto Carusi
L’Unità
Roma 18/11/’06 ALLA CASA DELLE CULTURE BEL MONOLOGO DI BRAIDOTTI
“Luisa”, ritratto di donna con abuso (..)
Oggi e domani, in particolare, replica un breve e intenso monologo, Luisa, di Bruna Braidotti della Compagnia di Arti & Mestieri di Pordenone, che mette sotto la luce dei riflettori la violenza sulle donne e sui minori (allo spettacolo è stato abbinato ieri anche un piccolo convegno). Bruna è Luisa una donna che si guarda allo specchio e indietro nel tempo, con frammenti di vita che sbucano fuori dagli angoli bui. L’infanzia stranita, le voci di una madre distratta, quelle di un padre dalle premure sospette. Un ritratto scheggiato di una bambina difficile, dai comportamenti bizzarri che nessuno sa capire. E poi la giovinezza ribelle, gli amori conflittuali con uomini anche loro ignari di quella bestia nel cuore di Luisa. Un monologo – mosaico che si snocciola aspro e dolente, lasciando al non detto le parti più mostruose, alle parole la possibilità dell’emozione. Da vedere. ROSSELLA BATTISTI
Gazzettino 11 marzo 2005
“Come ben illustrato dalla storia di Luisa, questo tipo di violenza è uno dei più subdoli e dai quali è difficile difendersi, poiché avvengono per lo più in ambito familiare, proprio da parte di quelle persone in cui il bambino ripone tutta la sua fiducia, come ha spiegato la psicologa Sandra Puiatti. L’accento friulano della mamma di Luisa ci ha ricordato inoltre che queste sono storie che accadono tutti i giorni magari sotto i nostri occhi e non necessariamente in famiglie con forti disagi socio-economici. La piccola protagonista della storia, che strappava le braccia alle bambole ed era ossessionata dal peccato, era figlia di un ingegnere che non le faceva mancare nulla, privandola però della cosa più importante: la sua infanzia e il suo futuro di donna. Clelia Del Ponte
Messaggero Veneto
Mercoledì 29 marzo 2006
Violenza sui minori: Bruna Braidotti in scena con il suo spettacolo Luisa
Luci soffuse, due riflettori a basso voltaggio puntano il proprio fascio luminoso verso il centro del palcoscenico della sala “Paolino d’Aquileia” a Udine. Nell’ambito del convegno organizzato dall’ Unicef di Udine dal titolo Violenza sui minori, Bruna Braidotti è andata in scena con il suo spettacolo Luisa La bambina violata. Al centro della scena nella luce soffusa uno sgabello essenziale, l’attrice completamente vestita di nero seduta su di esso dà la schiena al pubblico. Nel silenzio, piano piano la donna ruota e si gira verso la platea. Parte una musica dolce e l’attrice inizia a parlare, La storia che racconta nel suo monologo è terribile. Giocando con la voce, interpreta i personaggi di questa tragedia che vede come protagonista una bambina Luisa, che vive in una situazione familiare difficile: la madre è poco presente e, quando lo è non fa che rimproverare la figlia per le sue mancanze. Il padre, invece, apparentemente premuroso nei suoi confronti, in realtà abusa di lei. Questo racconta con intensità Bruna Braidotti interpretando i personaggi con differenti voci. Crescendo Luisa porterà con sé il disagio esistenziale che le impedirà di concedersi agli uomini tramite rapporti sereni e felici: infatti, nonostante le esperienze amorose, avverte comunque una continua situazione di disadattamento che si manifesta con la chiusura interiore e l’anelito alla solitudine. E questo accade anche per il ruolo particolare e importante in questa storia assunto dalla religione, che all’inizio Luisa vede come rifugio e poi, con la personale maturazione, allontana da sè come se questa fosse il simbolo di un passato da cui fuggire. Lo spettacolo si avvia alla conclusione quando, con la ricomparsa della madre in un crescendo si intreccia un fitto dialogo fatto di ricordi dell’infanzia di Luisa e di reciproche recriminazioni. Entrambe le donne ammettono di essere state succubi del padre-marito-padrone. E nella finale chiarificazione Luisa rivendica il diritto all’identità ma anche alla solidarietà della madre perché afferma “il tuo corpo era come il mio, sapevo che non potevi farmi male” ed esprime un moto ultimativo di ribellione “Volevo te”. Lo spettacolo si chiude con questa battuta l’attrice si gira sullo sgabello e si rivolge nuovamente con le spalle al pubblico, che ha accolto con un partecipe applauso l’esibizione. Così come era iniziato lo spettacolo si chiude, la violenza subita non si cancella, la ferita della bambina offesa non può essere guarita nemmeno dalla donna adulta. Bruna Braidotti volta le spalle al pubblico, la luce fioca sugella la sua sagoma silenziosa, poi il buio. Con questo intenso spettacolo la Compagnia di Arti & Mestieri ha raccontato la crescita dolorosa di una donna apparentemente come altre, ma interiormente segnata dalla terribile violenza subita. L’Unicef ha così voluto dare voce e immagine al problema irrisolto e gravoso degli abusi subiti dalle bambine e dalle donne. Costanza Bullo
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