PREMIO IPAZIA ALLA NUOVA DRAMMATURGIA – IV EDIZIONE
DIO AMA LE DONNE?
31 marzo: Biblioteca Museo Teatrale del Burcardo, Roma – 6 aprile: Museo Biblioteca dell’Attore, Genova
Il 31 marzo, a Roma presso il Museo Teatrale del Burcardo, e il 6 aprile a Genova presso il Museo Biblioteca dell’attore, è stato presentato in anteprima nazionale, di fronte a un folto pubblico di addetti ai lavori e studenti dell’Università e con la presenza dei più importanti drammaturghi, critici e docenti, la IV Edizione del Premio Ipazia alla Nuova Drammaturgia, ideato dal Festival dell’Eccellenza al Femminile.
Il Bando è rivolto ad autrici ed autori di Teatro con la finalità di favorire nuove opportunità di lavoro, mettendo in contatto i partecipanti con i più importanti esponenti del settore.
La tavole rotonde realizzate in collaborazione con la SIAE, per il Biblioteca e Museo Teatrale del Burcardo, e con il Museo Biblioteca dell’Attore, apre una serie di incontri che il COMITATO del PREMIO IPAZIA NUOVA DRAMMATURGIA organizzerà in tutta Italia da marzo a settembre con i critici, gli studiosi, i docenti universitari, le riviste di settore, i direttori di Teatri, Enti Teatrali e Scuole d’Arte Drammatica componenti del Comitato Promotore.
Questi incontri hanno lo scopo di diffondere il Bando soprattutto tra i giovani, approfondirne i contenuti e le tematiche, indicare le linee guida della produzione teatrale a livello nazionale in cui il Premio si inserisce, stimolare il dibattito tra addetti ai lavori e il pubblico sull’attuale situazione del Teatro.
Ecco alcuni riflessioni e momenti della Tavola Rotonda al Museo del Burcardo
L’incontro tenutosi a Roma è stato aperto da CONSUELO BARILARI, direttrice artistica del Festival dell’Eccellenza al Femminile, ed ideatrice del Premio Ipazia alla Nuova Drammaturgia.
La direttrice ha ringraziato la SIAE per il patrocinio che viene rinnovato ogni anno e l’ospitalità. Il premio, giunto quest’anno alla Quarta edizione è dedicato alla figura “avventurosa” di Ipazia.
Consuelo Barilari ha poi brevemente ricordato il testo premiato nel 2015, Miss Multitasking di Lidia Bianchini che ha vinto la terza edizione dedicata al Talento delle Donne.
Il Nuovo Bando invece ha deciso di aderire alla realtà sociale, scegliendo di trattare un tema delicato che affronta la questione della donna dal punto di vista delle religioni.
Il titolo del Bando 2016, DIO AMA LE DONNE?, pone una domanda forte e quasi provocatoria che da una parte richiama alle religioni e dall’altro pone la questione femminile. Consuelo Barilari ha infine ribadito come il premio si rivolga soprattutto ai giovani autori che cominciano ad affacciarsi in questo momento storico al mondo del teatro. Il tema di quest’anno vuole essere uno stimolo a riscoprire la funzione sociale e l’impegno civile del teatro, con testi che vogliono comunicare con la gente attraverso temi contemporanei.
A seguire l’intervento di GIULIANA SGRENA che ha a sua volta ha ringraziato il Festival per aver preso spunto dal titolo dell’ultimo libro in uscita per il nuovo Bando: Dio Odia le Donne. La Sgrena ha sottolineato come la religione sia tornata ad essere un tema di attualità. Inoltre trattare questo tema dal punto di vista del teatro è sicuramente interessante: la scena infatti porta ad un confronto con molta maggiore coscienza da parte dello spettatore, che può spostare la sua attenzione, in maniera diretta e meno diretta, sulle problematiche che stiamo affrontando nella società. Giuliana Sgrena si è sempre occupata principalmente di ISLAM e ha deciso in questo libro di affrontare un discorso sulle tre grandi religioni monoteiste per studiarne le differenze e i punti in comune: studiando le sacre scritture e le pratiche da esse derivate si riscontrano molte somiglianze. È curioso poi constatare come, ad esempio nel mondo islamico, la voce rappresenti la nudità: la donna non deve mai farsi sentire, né quando cammina né quando parla. Ed è una cosa che si riscontra anche nella altre religioni: non dando voce alle donne, le donne non esistono. Partendo da questo, portando questo tema in teatro, vuol dire già fare un atto sovversivo: se una donna parla sul palcoscenico, da un punto di vista religioso, è come se si denudasse. Il teatro quindi può così diventare il modo attraverso cui le donne posso dare la loro visione della religione. Mettendo poi a confronto le religioni monoteiste può essere interessante per capire cosa ci accomuna ed è importante per creare una coscienza civile su questo aspetto.
TIBERIA DE MATTEIS, critica teatrale de Il Tempo e studiosa di letteratura, drammaturgia e storia del teatro, ha ripercorso la storia del teatro nel mondo occidentale. Dopo il teatro classico, greco e romano, la nostra tradizione teatrale di europei nasce nel medioevo a partire da un’identità culturale cristiana. Il teatro nell’Europa moderna, nasce principalmente come Sacra Rappresentazione ed è uno strumento attraverso il quale la Chiesa veicola il suo messaggio.
È interessante vedere come il teatro diventi il luogo della visione, in cui si esibisce il corpo della donna che è espressione del peccato, ma nello stesso tempo è il luogo in cui nasce la vita. Nella sacra rappresentazione infatti, viene negata la rappresentazione del corpo della donna, anche con la presenza di attori maschi sulla scena ad interpretare ruoli femminili, ma allo stesso tempo va esibita come modello di virtù, seguendo l’esempio della figura di Maria.
Il teatro così veicola un’iconografia della donna fino al ‘900. Questa immagine, come si può vedere anche nell’opera di Pirandello è ambigua e ambivalente: da una parte abbiamo il modello di donna mariana, rappresentazione della vita, vita coniugale e della famiglia. Dall’altra parte c’è la figura di una donna come femme fatale che è portatrice di morte.
La De Matteis ha proseguito il suo intervento analizzando brevemente tre testi teatrali contemporanei che approfondiscono figure femminili e il tema della religione: Anima Errante di Roberto Cavosi, che propone l’identificazione della protagonista con la figura di Maria, Santa Teresa D’avila con Pamela Villoresi, che riprende lo schema narrativo della sacra rappresentazione e Alla mia età mi nascondo per fumare, testo di Rayhana, giovane autrice francese di origine algerine, che descrive attraverso nove voci e nove donne, nove condizioni femminili diverse nel mondo dell’ISLAM.
VALENTINA VALENTINI, docente presso il Dipartimento di Storia dell’Arte e dello Spettacolo presso l’Università La Sapienza di Roma, attraverso una ricerca sui testi di Peter Handke, autore su cui sta conducendo uno studio da circa un anno insieme ai suoi allievi, ha portato l’esempio della donna come personaggio positivo. Nei testi di Handke infatti le figure femminili portano un annuncio di salvezza per l’umanità: le donne sono belle e portatrici di positività. L’analisi passa attraverso diverse opere: Il Blues della Metropolitana, Attraverso i Villaggi mostrano come il teatro di Peter Handke, in un momento storico che non sembra capace di trasmettere forti emozioni, si propone di indicare dei percorsi, di dare testimonianza, di come la forza dell’illusione possa essere vera e positiva.
EDOARDO ERBA, drammaturgo e regista, ha por to i saluti dell’Accademia Nazionale d’arte Drammatica “Silvio D’Amico” , dove è docente. Dopo essersi complimentato per la scelta del tema, di sicuro stimolo per la creazione di un testo teatrale, ha sottoposto la sua riflessione, presentando inizialmente una piccola obiezione. Il titolo tiene conto sicuramente delle tre grandi religioni monoteiste, ma non del ricco sistema religioso orientale, che comprende induismo, buddismo e confucianesimo.
Ha sottolineato che il punto fondamentale da affrontare è la costante opposizione che viene sempre rimarcato nelle religioni monoteiste tra spirito e corpo, che investe di superiorità lo spirito, condannando di fatto il corpo, e di conseguenza anche la figura della donna, ad esso collegato.
Si deve quindi riflettere non su dio in quanto tale, del quale non saremmo in grado di dare una spiegazione, ma fare una storia dell’idea di dio così come si è formata nel corso dei secoli, e delle varie caratteristiche che gli sono state attribuite dagli uomini nel corso del tempo.
ROCCO FAMILIARI, drammaturgo, ha portato una riflessione globale sul tema, partendo dall’analisi dei sistemi religiosi orientali, e soffermandosi in particolare sulla visione della donna nel buddismo, fino ad arrivare al tema così come affrontato nelle sue opere. Qual è il ruolo della donna nella società? Poiché nessuna delle sacre scritture parla chiaramente e direttamente di un’inferiorità della donna rispetto all’uomo (un unico accenno inequivocabile si trova nel confucianesimo), bisogna analizzare l’uso strumentale della religione per imporre alla donna un ruolo che non interferisca con quello che l’uomo vede per sé e si attribuisce.
GIANFRANCO BARTALOTTA, docente presso il dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università Roma Tre e direttore della rivista Teatro Contemporaneo e Cinema, ha cominciato il suo intervento citando un’enciclica di Benedetto XVI dove, recuperando una lettera di San Paolo, afferma che Dio è amore e chi sta nell’amore dimora in Dio. Ha sottolineato dunque come il problema di Dio nasca dalla paura della morte. La religione e il concetto di dio nascono come meccanismo di difesa e di protezione dalla morte: con la certezza di una trascendenza è più comprensibile l’idea della morte e l’uomo vive più sicuro. Il Faust di Marlowe non più uomo medievale, ma che appartiene a un epoca più moderna, ha invece paura della morte, perché la sua figura rappresenta anche il declino della Cristianità. L’atto tra l’uomo e la donna è rappresentazione dell’amore, un dio diventa rappresentazione dell’atto d’amore che genera la vita e supera la morte.
Il Prof. Bartalotta ha poi presentato una serie di iniziative che sta realizzando con gli studenti. Con alcuni progetti, hanno realizzato delle iniziative per portare il teatro nelle carceri dove si realizza una dimensione diversa, perché non abbiamo il teatro come scrittura, ma teatro come cura, rieducazione, in cui non conta la rappresentazione, ma il viaggio che fai con gli esseri umani che ti circondano. Il teatro riesce così ad illuminare il tempo che nella dimensione del carcere è più dilatato.
Sono poi intervenute le studentesse del corso tenuto dal professor Bartalotta, riportando la loro esperienza in diversi progetti di educazione, formazione e rieducazione.
Silvia Marchetti, ha letto la testimonianza di una detenuta del carcere femminile di Latina, e la sua progressiva presa di coscienza.
Gloria Pennacchioli ha raccontato il suo progetto di tesi, che l’ha portata a confrontarsi con la realtà del carcere. Il teatro ha raggiunto dei risultati, perché dietro a questo percorso c’è stato un lavoro da parte di tutti. Riscoprire la dignità del lavoro e offrire ai detenuti una seconda possibilità, proponendo attività per imparare mestieri e reinserirsi nella società e riducendo la recidività.
Luna Ciarini ha parlato delle malattie neurodegenerative che portano a vivere il nostro corpo come carcere. In un progetto hanno utilizzato il tango, come linguaggio del corpo e per prevenire le forme di alzheimer. Il progetto è diventato argomento di tesi.
Francesca Ciscidda ha infine raccontato la sua esperienza nel carcere minorile, dove per la prima volta si è avvicinata con interesse all’esperienza del teatro.
Mercoledì 6 aprile – Museo Biblioteca dell’Attore di Genova
L’incontro tenutosi a Genova è stato aperto da Consuelo Barilari, direttrice artistica del Festival dell’Eccellenza al Femminile, ed ideatrice del Premio Ipazia alla Nuova Drammaturgia.
La direttrice ha ringraziato il Museo dell’Attore e ha invitato i presenti a diffondere il più possibile il bando, tramite il web e il passaparola.
Ha presentato brevemente il Nuovo Bando che ha deciso di aderire alla realtà sociale, scegliendo di trattare un tema delicato che affronta la questione della donna dal punto di vista delle religioni.
Il titolo del Bando 2016, DIO AMA LE DONNE?, pone una domanda forte e quasi provocatoria che da una parte richiama alle religioni e dall’altro pone la questione femminile.
EUGENIO PALLESTRINI, Presidente del Museo dell’Attore ha portato i saluti di Angelo Pastore, Direttore del Teatro Stabile di Genova, che non ha potuto presenziare, bloccato da alcune questioni amministrative in teatro.
Il Prof. Pallestrini ha raccontato come, dalla nascita del Premio, il Museo dell’Attore abbia sempre sostenuto e promosso le attività del Festival dell’Eccellenza al Femminile, che ha dimostrato la capacità di realizzare iniziative interessanti e di successo.
Il tema scelto quest’anno lo dimostra: è un tema cruciale del mondo contemporaneo e per lo sviluppo della società Europea, così come si sta delineando a partire dagli avvenimenti che stiamo vivendo.
È dunque opportuno che il teatro oggi si preoccupi non solo di rappresentare, ma anche di proporre tentativi di soluzione.
SILVANA ZANOVELLO, giornalista e critico teatrale del Secolo XIX, presidente della Giuria del Premio, ha spiegato le motivazioni che hanno portato la giuria alla scelta di questo tema particolare. La giuria ha accolto volentieri la sfida di proporre un tema importante e delicato come quello della questione femminile nelle religioni. La giuria ha però preso consapevolmente questa scelta volendo evitare argomenti minimalisti: in questo momento storico è sembrato opportuno portare all’attenzione un tema alto.
Il bando offrirà molti spunti di riflessione per gli autori, che potranno affrontare il tema da molteplici punti di vista. La giuria è anche consapevole che un titolo di questo genere può comportare dei rischi: si dovrà sempre tenere conto, nella stesura dei testi, della dimensione teatrale e drammaturgica. Non è facile affrontare un tema così delicato con un testo teatrale, poiché si può rischiare di comporre un testo filosofico o dalla dimensione più letteraria.
Silvano Zanovello ha quindi concluso invitando gli autori a tenere sempre bene presenti gli elementi di drammaturgia fondamentali per raccontare in modo avvincente e teatrale una storia.
CARLA OLIVARI, vice presidente del Museo dell’Attore e membro della giuria del Premio, ha dato molti spunti di riflessione Il bando potrà stimolare sicuramente risposte interessante sia dagli autori giovani che d quelli meno giovani.
È indubbio che la riflessione sulla religione è rivolta soprattutto alle tre grandi religioni monoteiste, così come avvenuto con Giuliana Sgrena nel suo libro Dio odia le donne, da cui prende spunto il bando. Sono tre religioni che si sono affermate in tre momenti culturali in cui la personalità maschile si è affermata prepotentemente. Tuttavia sono religioni che alla radice non sono caratterizzate da un disprezzo della donna: si pensi all’importanza delle patriarche nella cultura Ebraica, o al rispetto manifestato da Maometto alla figlia, o all’importanza che assumono le figure femminili nella vita di Gesù.
Il messaggio di Misericordia che è alla base del Giubileo straordinario indetto da Papa Francesco in quest’anno vuole affermare come Dio sia padre e anche madre. Questo concetto vuole esprimere una dimensione più umana e in qualche modo materna della religione, misericordiosa e aperta alla vita, ed è un tentativo concreto per far prevalere la cultura della vita su quella della morte e la donne rappresenta a pieno questa caratteristica e virtù, in quanto generatrice di vita.
GIULIANA MANGANELLI, traduttrice, regista, critico teatrale, giornalista Il Secolo XIX e membro della giuria del Premio, nel suo intervento ha voluto ricordare in particolare l’opera di Mario Bagnara, che si è dedicato in particolare alla trattazione di storie dai vangeli in maniera eterodossa.
ALESSANDRA CENNI ha ribadito come attualmente il pubblico debba affrontare, anche in teatro, tematiche politico sociali. Ha raccontato della sua esperienza all’estero, ad Atena, dove la crisi non ha colpito la cultura. Atene ha più teatri di Londra e i giovani sono costantemente impegnati in mestieri ed attività legati al teatro.
C’è la necessità di ricostruire un rapporto con la cultura del Mediterraneo e Genova può rispondere sicuramente a questo desiderio di connessione culturale. Il primo passo è anche quello di far recuperare al teatro la sua funzione sociale e reinserirlo in qualche modo nei sentieri del “sacro”.
Per quanto riguarda la donna, prima del cristianesimo, nella cultura greca e romana, la figura femminile era raffigurata nel sacro, nel pantheon degli dei, con la funzione di rappresentare determinate esigenze e problematiche e aspetti della vita. Nelle religioni monoteiste la donna ha assunto principalmente la funzione della maternità.
La cultura del mediterraneo deve consolidarsi in tutti i suoi aspetti storici: il teatro può rispondere a queste esigenze come luogo di incontro di mondi culturalmente diversi, tenendo conto e diventando consapevoli della storia di ognuno. Questo sarà il tema del futuro per le culture del mediterraneo.
EUGENIO PALLESTRINI ha poi concluso l’incontro, auspicando che il Premio possa svilupparsi secondo due direzioni: da una parte il concorso teatrale vero e proprio e dall’altro creare una serie di iniziative di approfondimento culturale con un aggiornamento sulla situazione femminile, indagando anche quella che è la storia della religione, in quanto politica, ovvero generatrice e risolutrice di problematiche sociali.
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